Intervista ad Eliana Salvi sul suo percorso di carriera, i suoi progetti imprenditoriali e il suo nuovo libro: “Donne, Mamme, Imprenditrici: Chiacchiere con Unicorni”.
C’è un film del 2011 con Sarah Jessica Parker intitolato “Ma come fa a far tutto?“.
A osservare il percorso di Eliana Salvi dall’esterno, viene da porsi una domanda molto simile: “Ma come ha fatto a far tutto?“. In estrema sintesi, ecco alcuni dei passaggi salienti del percorso di Eliana:
- Ex Finance Manager e professionista del Digital Marketing, ha da poco lasciato il ruolo di Industry Director in Teads, un’importante media platform che opera a livello internazionale.
- Prima di rientrare nel mondo aziendale, nel 2013 ha deciso di abbandonare la sicurezza del suo lavoro dipendente per dare avvio alla sua prima start-up.
- Di recente ha pubblicato un libro in cui racconta le storie di donne, mamme e imprenditrici che sono riuscite a crearsi una dimensione professionale cucita su di sé.
Ciliegina sulla torta: fra cross-fit, yoga, ballo e maratone, non si può certo dire che Eliana non sia una donna sportiva e attiva.
Un dinamismo e un entusiasmo che nel suo percorso sono riconoscibili anche ad uno sguardo esterno. E che porta con sé anche quando mette via le scarpe da ballo o da corsa per vestire le vesti di manager e imprenditrice.
Per il suo libro ha intervistato tante donne in gamba, forti e brillanti. Io ho voluto intervistare lei.
Ciao Eliana, partiamo dagli inizi. Finita l’università hai lavorato in Luxottica per un breve periodo, poi per ben sei anni in una grande azienda americana del tabacco come Finance Manager. Da lì, nel 2013, il grande salto con la tua prima avventura imprenditoriale, Pinktrotters, il primo social network esclusivamente femminile legato al viaggio. Cosa ti ha spinta a fare il grande salto, passando dalla sicurezza di una grande azienda al rischio imprenditoriale?
La voglia di mettermi in gioco, di dimostrare che avevo doti creative e di marketing, e che potevo mettere in piedi un’idea. Ce l’ho fatta a fare tutte le cose che mi ero prefissata, con dedizione, studio e tanta pazienza: le cose belle non arrivano in poco tempo.
Quando hai lasciato il tuo lavoro il progetto era già avviato e validato sul mercato, oppure hai deciso di rischiare e buttarti per dedicartici interamente?
Non esisteva nulla del genere nel 2012 quando ho avuto l’idea di Pinktrotters. Mi sono decisamente buttata a capofitto in qualcosa di cui non avevo idea avrebbe funzionato. L’idea è basata su un bisogno reale, dunque l’intuizione che ho avuto era è giusta. L’esecuzione è stata molto più complessa del previsto ma tutto sommato oggi voglio elogiare più i traguardi raggiunti che gli errori fatti, seppur tanti.
Molte delle lettrici di Donna In Carriera spesso si domandano come fare a conciliare un lavoro a tempo pieno con un side project. Sia per quanto riguarda la gestione di tempo e risorse (incluse quelle mentali ed emotive che entrambi gli impegni richiedono) che il rapporto con il datore di lavoro, che a volte non vede di buon occhio questo impegno extra-lavorativo. Questo doppio impegno è qualcosa che si è ripetuto in diversi momenti della tua carriera; come hai gestito e gestisci i due aspetti?
Pinktrotters è stato un progetto che ho gestito full time, ma dopo averlo accantonato come gestione a tempo pieno, in tutti i seguenti lavori come dipendente ho continuato a coltivare diverse attività imprenditoriali remunerative, e tutt’ora è così. Penso di riuscirci grazie ad un’organizzazione del tempo e del lavoro che riesco ad auto impormi. E forse anche dal fatto che sono pochi i weekend in cui non apro mai il computer. Lavorare per me è divertimento, lo faccio con passione, non mi pesa affatto. Ho avuto anche la fortuna di scegliere sempre aziende che privilegiassero gli aspetti imprenditoriali dei propri dipendenti e ne vedessero un valore aggiunto piuttosto che un deterrente.
Quali sono i lati della vita da imprenditrice che in qualche modo rimpiangi come dipendente? E quali sono invece gli aspetti della vita da dipendente che ti mancano quando sei più vicina ai tuoi progetti imprenditoriali?
- Della vita imprenditoriale a tempo pieno rimpiango la possibilità di scegliere le persone con cui lavorare e di formarle con metodo e struttura che ritieni giusto per la tua azienda.
- Dall’altro lato un aspetto della vita imprenditoriale che spesso spaventa è la mancanza di sicurezza da stipendio sicuro mensile e la decisamente inferiore responsabilità quando le cose non vanno bene, cosa che invece grava sulle tue spalle quando sei socio della tua azienda.
Con impegno, determinazione ed entusiasmo, che traspaiono dai tuoi post, ti sei costruita un percorso di carriera davvero ammirevole. Una preoccupazione che hanno molte mie lettrici è quella di non aver frequentato master o università importanti, o di non avere nomi di grandi aziende da aggiungere al CV. Per questo si sentono in qualche modo penalizzate o “indietro” sul mercato del lavoro. Tu che consiglio daresti loro?
Io do veramente poca importanza al percorso di studi. I master sono decisamente meno importanti di esperienze lavorative di valore, come può esserlo quello di una startup.
Credo che sia molto più rilevante aver dimostrato di essersi messe in gioco, aver osato con studi all’estero, aver lavorato in paesi stranieri (le persone che fanno questo tipo di esperienze si riconoscono a chilometri rispetto a chi non le ha nel CV, anche senza doverlo leggere).
E poi aver testato percorsi differenti, aver dimostrato curiosità e proattività nello scegliere le aziende dove si vuole lavorare non aspettando che esca la posizione giusta, ma chiedendo di farsi assumere per farla creare da zero. Io apprezzo molto chi le opportunità se le crea o almeno ci prova.
Dall’esterno comunichi molta bravura nel trasferire le skills apprese nel tuo lavoro da dipendente al tuo ruolo imprenditoriale, e viceversa. L’esperienza nella multinazionale di consulenza BCG, per esempio, ha affinato le tue competenze analitiche. Mentre nel tuo recente ruolo in Teads hai portato all’azienda risultati economici davvero importanti. Nella tua bio di LinkedIn scrivi che ad un certo punto hai compreso di essere molto brava nella vendita, specialmente di prodotti in cui credi molto. Molte donne hanno spesso dei limiti auto-imposti nella vendita e promozione, anche di sé stesse. Quali sono i tre consigli che daresti loro per migliorare in tal senso?
Grazie per i complimenti, mi lusinga molto sapere che quello che comunico possa aiutare altre ragazze e donne a raggiungere i loro obiettivi. Il lavoro commerciale per me è estremamente stimolante, sei direttamente a contatto con il business e ne vedi i risultati tangibili in base alle azioni che metti in pratica. Si dice che il lavoro commerciale sia “un lavoro stupido che gli stupidi non possono fare” e riassume il motivo per cui mi piace!
Per migliorarsi nell’approccio alle vendite, di prodotto o di noi stesse, consiglierei:
- Di lavorare molto sul parlare in pubblico, cercando di testarsi in varie occasioni di comunicazione di fronte a più persone. Io ho iniziato a farlo da piccola, leggendo il Salmo Responsoriale tutte le Domeniche a messa – voi penserete che è un consiglio assurdo, e in effetti lo è, ma trovatemi altri posti dove poter testare di parlare in pubblico, gratuitamente, senza dover essere invitati a farlo o avere qualcosa di non preparato da dire!
- Utile potrebbe essere fare un corso di PNL (programmazione neuro linguistica): l’uso delle giuste parole, al momento giusto, rivolte alle giuste persone, è fondamentale.
- Darsi degli obiettivi giornalieri, piccoli, scriverli la mattina quando ci si sveglia e cercare di completarli di giorno in giorno. Vedrete che vi aiuterà ad essere più ambiziose giorno dopo giorno e a fare cose che inizialmente non pensavate di riuscire a fare.
Dal tuo percorso è evidente che la condivisione fra donne è per te un valore importante. Tant’è che di recente hai pubblicato il libro “Donne, Mamme, Imprenditrici. Chiacchiere con Unicorni”. Un punto del tuo libro che mi ha colpita per candore e trasparenza (caratteristiche non sempre comuni) è questo: “[…]Tramite il percorso di coaching ho scoperto di convivere con tre diverse “Eliane”. Una molto creativa e impulsiva con tanto desiderio di tornare a lavorare per sé stessa […]. Una altrettanto forte e razionale con la paura di non saper gestire abilmente le proprie economie e ricadere nel dolore provato causa liquidazione della mia prima società […]. Una terza che ha un forte desiderio di diventare mamma ma ha paura di farlo con l’idea di essere imprenditrice allo stesso tempo”. Questo timore, che tante donne hanno, è un po’ diminuito dopo i confronti che hai avuto nella stesura del libro?
Decisamente. Per mia esperienza già ampiamente testata, sapevo già che questa paura si potesse alleviare con dei soci molto solidi e forti almeno quanto te nel voler realizzare l’idea di business. E sono convinta, anche dopo aver scritto il libro, che le persone con cui si condivide l’esperienza imprenditoriale siano la vera chiave del successo. Da soli secondo me si va poco lontano e si rischia di farsi molto male.
Non tutti ricorderebbero con tanta trasparenza un’esperienza dolorosa come la liquidazione di una società. Soprattutto in una cultura come quella italiana in cui il fallimento non è sempre visto di buon occhio, come succede invece nel mondo anglosassone. Qual è la tua opinione a riguardo?
I consigli sono tantissimi; il primo e fondamentale è quello per cui il fallimento fa parte del gioco. O lo si accetta in partenza, o è meglio non iniziare. Il fallimento visto negativamente è solo nella nostra testa e mentalità.
In un’intervista hai detto che secondo te il vero successo “si raggiunge quando si ha una piena serenità interiore”. Come combini la ricerca di questa serenità con l’ambizione e i tanti traguardi lavorativi che ti poni? Per non farti mancare nulla, sei anche una donna super sportiva. È qualcosa che ti aiuta in tal senso?
Tantissimo! Lo sport è fondamentale. L’ho capito quando in un periodo della mia vita ho rinunciato a praticarlo e mi sentivo triste, non motivata nel fare cose nuove, non mi piacevo e la testa non girava alla velocità abituale.
La presenza del mio compagno è fondamentale nel darmi serenità. Vivere un rapporto di coppia con una persona che stimi, che ti arricchisce e sostiene nel raggiungere i tuoi obiettivi è senza ombra di dubbio molto importante per me. Oggi mi ritengo serena anche per questo dono presente nella mia vita.
Al termine del tuo libro tiri un po’ le somme analizzando le caratteristiche accomunano le donne unicorno. Quali sono i principali take-away che ti porti dietro da questo lavoro di conversazione e ricerca?
Penso sia giusto lasciare ai lettori un po’ di curiosità nello scoprire da soli quali sono le conclusioni che ne traggo. Sono certa che chiunque lo leggerà avrà altre personali riflessioni da aggiungere alle mie. Il pensiero che porto con me è che provo infinita ammirazione per il tipo di donne che ho intervistato, che rappresentano esattamente la donna che voglio essere io: indipendente, forte, con idee da sviluppare che diventano realtà concrete e con una famiglia da costruire.
Ho trovato dei role model da cui imparare e da cui farmi ispirare. Spero li troviate anche voi leggendolo. Me lo direte!
Che cosa rappresentano per te la tua carriera e il lavoro?
Non mi piace definirmi solo in base alla carriera. Il lavoro è sicuramente una parte importante di me, ma lo vivo più come un percorso di arricchimento personale, di curiosità e cose nuove da scoprire e imparare, di nuovi aspetti del mio carattere da conoscere, piuttosto che di mero fine ambizioso.
Mi auguro che l’esperienza e le riflessioni di Eliana ti abbiano offerto spunti utili anche per il tuo lavoro e la tua vita.
Ti racconto un piccolo retroscena. Ho scoperto Eliana qualche settimana su LinkedIn fa grazie al suo nuovo libro. Quando ci siamo sentite e le ho inviato le domande per l’intervista via email, mi ha risposto che mi avrebbe inviato le sue risposte appena possibile, “sicuramente entro il weekend” (era un mercoledì).
Solamente un’ora e 53 minuti dopo, alle 22.06 ora italiana, ho ricevuto l’email con tutte le risposte interessanti che hai letto in questa intervista.
Nel mondo delle start-up si dice spesso che “le idee valgono poco, è l’esecuzione che conta”.
Anche da un episodio apparentemente così banale, la sua risposta è stato un esempio perfetto di esecuzione rapida e veloce, unita ad un pensiero lucido e generoso.
Come ha fatto a fare tutto? Ho come il dubbio che una parte del suo successo stia un po’ in questo mix 🙂
La ringrazio di aver condiviso la sua esperienza con noi e di tutto il lavoro che fa per sé e per le altre donne.
Se vuoi continuare a farti ispirare dalle storie e dalle interviste che ha condotto, puoi ordinare il suo libro “Donne, mamme, imprenditrici. Chiacchiere con Unicorni” su Amazon. Se invece ti ha incuriosita il suo percorso imprenditoriale, nel libro “Startup al femminile: come iniziare” condivide i suoi consigli e spunti di riflessione su come approcciarsi a questo tipo di percorso.
Puoi trovarla anche nei tuoi canali preferiti su LinkedIn, IG, FB o sul suo sito.
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Noi ci rileggiamo al prossimo articolo,
Arli.
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