Cambiare settore lavorativo può sembrare un’impresa impossibile. Non se segui questi consigli e colmi queste due lacune.
Nella live che ho tenuto ieri su Instagram, una lettrice mi ha chiesto come fare a cambiare settore lavorativo.
Innanzitutto applaudo l’intraprendenza. In un mondo del lavoro in cui spesso facciamo lavori che non ci piacciono e abbiamo paura del cambiamento, faccio sempre il tifo per chi cerca il modo di reinventarsi.
Cambiare settore lavorativo: due lacune da chiudere
Ci sono due lacune che devi colmare quando sei in un momento di transizione.
Una ha a che fare con fattori interni; quello che sai e chi sei a livello professionale.
L’altra con fattori più esterni; quello che gli altri credono tu sappia e tu sia a livello professionale.
Quando vogliamo cambiare settore lavorativo c’è la tendenza a concentrarsi unicamente sul colmare la prima lacuna, dimenticando quanto sia necessaria anche la seconda.
Per creare sinergia ed essere efficaci, ci serve dedicarci ad entrambe. Vediamole insieme.
1. Il gap di competenze, conoscenze ed esperienze
Non si può prescindere da questo punto. Forma e contenuto contano entrambe (da sempre, oggi più che mai), ma se si vuole cambiare ruolo o settore è fondamentale partire dal contenuto. Due domande strategiche da porti subito:
…Quali sono le competenze e conoscenze richieste nell’ambito in cui vuoi spostarti?
Fingiamo per un momento che tu lavori come rivenditrice di mobili di alta gamma, e vuoi spostarti nell’ambito dell’interior design. Ecco da dove partire per iniziare a crearti una mappa:
- Su LinkedIn: Cercando nella barra di ricerca, puoi filtrare i risultati per “Persone” o “Lavori”. La prima categoria è una miniera d’oro per vedere quale formazione, background o corsi ha frequentato questa figura professionale. La seconda invece ti aiuta a inquadrare quali sono le competenze più richieste per quel dato ruolo e l’effettiva domanda di mercato.
- Su Instagram: molte designer usano Instagram per promuovere il proprio lavoro. Le trovi non solo cercando il termine “designer” nella barra di ricerca, ma anche sfruttando gli hashtag. È un altro modo fantastico per vedere il dietro le quinte e il day to day di questo lavoro. Capire cosa ti piace, iniziare a pensare a come vuoi posizionarti e distinguerti, nonché metterti in contatto con persone che già fanno questo lavoro. Non devi solo colmare le lacune, ma anche crearti un nuovo network.
- Su Google e Youtube: Google (di cui YouTube fa parte) è il motore di ricerca più famoso e potente, una delle aziende più grandi e innovative al mondo. Lo usiamo per qualunque cosa, eppure, quando si tratta di chiarirci le idee sul nostro prossimo passo a livello professionale… diamo spesso per scontata questa fonte inesauribile di risorse. Cerca interviste, notizie, video e corsi che possano darti un’idea di quello che è necessario per reinventarti nel ruolo a cui aspiri.
Il che ci porta alla seconda domanda.
…Come colmare queste lacune?
Il punto precedente dovrebbe averti dato un’ottima panoramica dei corsi, libri, eventi di formazione e thought leaders (esperti) in questo spazio da cui partire per iniziare il tuo personale percorso di formazione.
Non farti intimidire dalla mole di informazioni in cui ti imbatti.
Non devi formarti e conoscere tutto e tutto da subito.
In base alla mappa che ti sei creata e i primi contatti che hai avuto, chiediti piuttosto quali sono le attività che ti permetteranno di avere maggiore leva.
In termini di riconoscimento, autorevolezza, formazione o velocità di transizione. Tutto dipende dai tuoi obiettivi a monte.
E come step successivo?
Molto spesso, una delle paure che abbiamo è quella di non avere esperienza nel nuovo settore di interesse. È un timore più che legittimo, come è legittimo che un’azienda o un cliente dall’altra parte vogliano invece qualcuno che l’esperienza ce l’abbia già.
Proprio per questa ragione, preparati ad affrontare questo periodo con senso di umiltà. Se ancora ti manca l’esperienza, può essere necessario (ma non per forza) ripartire da uno o due passi indietro rispetto a dove ti trovi ora nel tuo settore. Oppure applicare tariffe ben più basse a quelle a cui sei abituata.
Fa parte del processo, ricordati delle ragioni per cui hai deciso di voler cambiare settore lavorativo.
E in ogni caso, ricorda… Inizia prima di essere pronta. Non ti serve il permesso di un’azienda o qualcuno di esterno per riposizionarti.
Capiamoci, se da rivenditrice di mobili d’alta gamma vuoi fare una transizione a neurochirurgo, magari una laurea e un periodo come specializzanda può essere necessario (magari, eh… :)).
Se però vuoi dimostrare di avere le carte giuste per spostarti in un nuovo settore, allora quello che devi fare è iniziare a dimostrarlo sul campo quanto prima. Puoi iniziare a farlo con un tuo side business, per un cliente che ti faccia poi da testimonial, oppure -da dipendente- chiedendo al tuo manager di affidarti un piccolo progetto nell’area di tuo interesse.
In questo momento è come se stessi cercando di spostare una grossa nave incagliata (nel tuo settore precedente); i primi colpi che le darai saranno i più difficili e ti daranno l’impressione che la nave si sposti lentissimamente e di soli pochi centimetri alla volta. Dopo un po’, però, la vedrai disincagliarsi e gradualmente prendere velocità verso la nuova direzione che sogni.
2. Il gap di percezione
Se per otto anni clienti, fornitori e conoscenti ti hanno catalogata nella loro mente come “la rivenditrice di mobili di alta gamma”, l’altra parte del tuo effort dev’essere concentrata sul riposizionarti professionalmente. Vale per la libera professione, un’attività imprenditoriale o il lavoro da dipendente. Ecco due aspetti da cui partire:
- Fai leva sulle transferable skills (competenze trasferibili). Per quanto diversi possano essere i due ambiti, ci saranno sempre dei punti in comune. Se non in termini di hard skills (quelle su cui ci siamo concentrate al punto precedente), quanto meno in termini di soft skills. Ad esempio attitudine alla vendita, conoscenza dei maggiori player sul mercato, cura del cliente, alti standard e via dicendo. Il tuo compito è individuare quelle che accomunano i due settori e ragionare su quali puoi trasferire -letteralmente- nella tua nuova professione desiderata (o nel tuo curriculum).
- Ridefinisci il tuo personal brand. Si fa tanto parlare di “personal brand” ultimamente. A conti fatti, il tuo brand personale altro non è che la tua reputazione. Ciò per cui le persone ti conoscono e riconoscono. Per semplificare al massimo l’argomento e offrirti un punto di partenza veloce e facilmente azionabile, ti invito a fare questo esercizio. Pensa a tre attributi o aggettivi che riflettono il tuo attuale brand professionale. Ad esempio: “rivenditrice, mobili alta gamma, alti standard”. Nella prossima fase del tuo percorso, come vuoi che le persone parlino di te? Assumiamo che tu voglia scegliere come attributi quelli di: “interior designer, ex rivenditrice di mobili di alta gamma, alti standard”. In questo esempio e nella scelta di questi tre attributi c’è una riflessione di personal branding molto specifica:
1) Stiamo riposizionando la tua professionalità come “Interior designer” e non più “Rivenditrice”
2) Stiamo usando la tua esperienza pregressa come ponte e collante fra ciò che hai fatto e ciò che vuoi fare. Invece di vederla come un punto debolezza (“ma io non ho esperienza come interior designer, gne gne gne“), la stiamo usando come leva per farti passare dal punto A al punto B sottolineando la tua esperienza pregressa come un punto di forza.
3) Come skill trasferibile principale, ci stiamo portando dietro la capacità di mantenere alti standard nel tuo lavoro. Un qualcosa che parla di te come professionista, certo, ma anche come persona.
Bonus Point: definisci una timeline del cambiamento
Sarebbe bello, con uno schiocco delle dita, poter cambiare settore lavorativo, professione e vita in un attimo solo!
Purtroppo e per fortuna, però, sappiamo bene che non funziona così.
Perché dico “per fortuna”? Perché molto spesso, in quel processo di cambiamento del tutto incasinato, confusionario (e che fa anche un po’ paura) capiamo molto più a fondo che cosa vogliamo diventare e perché.
Individuiamo quali sono i modi migliori per arrivarci, alle nostre condizioni e secondo i nostri valori.
Lo so. Quando guidi da otto ore, è quasi mezzanotte, hai fame, un bisogno disperato di una doccia e di un letto, il detto “Non conta la destinazione, conta il viaggio” suona quasi come una presa in giro.
Eppure è proprio così: è proprio in quel viaggio e quel percorso di reinvenzione che si nasconde tutta la magia. L’atto creativo (anche di creare noi stessi) richiede impegno, sforzo e fatica. Ma ci premia sempre, se siamo costanti e onoriamo la promessa fatta a noi stesse.
A patto che… iniziamo!
Non basta dirci che vogliamo cambiare, occorre anche pianificare.
- Quel corso che hai scoperto su LinkedIn e che a quanto pare fanno tutti i designer? Apri il tuo calendario e scrivi nero su bianco (o pixel su schermo) quando inizierai a seguirlo, quanto durerà e quanto tempo gli dedicherai ogni settimana o giorno.
- L’aggiornamento del curriculum, del tuo profilo LinkedIn e di quelle due candidature che vuoi inviare? Come sopra.
L’impresa potrà essere impegnativa e faticosa, ma è alla tua portata. E ne varrà la pena.
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Ti aspetto!
Arli.
Chasmine dice
Ciao Arli,
Come prima cosa grazie mille per tutti i consigli che metti a disposizione di tutti for free. È ammirelvole.
Quella che descrivi nell’articolo è esattamente la mia situazione: lavoro nella stessa azienda da 6 anni in ben tre ruoli (eh si, azienda piccola, diverse persone svolgono più compiti).
-lab manager (team di 4);
– PM ufficio tecnico (team di 7.. tutti uomini, età media 42-43);
– PM per clienti all’estero (ho viaggiato tanto, in Europa, USA e Asia e collaborato tanto con persone meravigliose quanto con dei matti da legare). Nella gestione dei progetti con i clienti, ho spesso risolto problemi tecnici che andavamo anche al di fuori del progetto specifico di cui mi stavo occupando.
Per completare un po’ il quadro: 33 anni e sono un ingegnere chimico.
Sai perché l’idillio è finito??
Udite udite: ho avuto un bimbo! Come se diventare mamma ti facesse perdere ogni competenza professionale…
Il lavoro che ho svolto finora è nel settore vernici: è una nicchia chiusa e ferma agli anni 70 (il motto di tutte le aziende è “ma si è sempre fatto così”).
Perciò vorrei approfittare di questa situazione per uscire da questo settore.
Sono brava a gestire la gente e mi piace creare con i miei colleghi dei rapporti confidenziali e di fiducia reciproca. Analizzo velocemente le situazioni e non ho paura di prendere decisioni.
La difficoltà che trovo oggi è, appunto, far passare questi messaggi tramite CV/lettera presentazione e, di conseguenza, arrivare ad un colloquio.
Perciò se hai altri 5 consigli da darmi, sono i benvenuti.
Ancora grazie e complimenti per il tuo blog, è veramente interessante e costruttivo.